L’arbitro nel judo

di Gianluca Frascà

Nel Judo e più precisamente nel combattimento, la figura dell’arbitro sopporta un peso notevole: in tempi nei quali l’arbitro è sempre contestato, il Judo vuole dare prova di maturità e disciplina, mostrando che questa figura fondamentale esige fiducia e rispetto. L’arbitro, infatti, è Insindacabile e Incontestabile: in poche parole ha sempre ragione (…anche se sbaglia!).

Nel Judo si distinguono diverse figure di arbitro e di giudice, con altrettante differenti competenze tecniche: l’Arbitro, che sta al centro del tatami e segue il combattimento da vicino decidendo il punteggio da conferire ad un atleta per l’esecuzione di una tecnica; i due Giudici di sedia, ai due corrispondenti angoli opposti del tatami, che aiutano l’arbitro in situazioni controverse, controllano che gli atleti non escano dai confini del tatami nell’esecuzione di una tecnica e danno personale valutazione in caso di parità degli atleti a fine combattimento; i Giudici di tavolo, che segnano i punti dati dall’arbitro agli atleti e gestiscono l’aggiornamento continuo dei tabelloni e dei verbali di gara.

Tutte queste persone concorrono insieme all’ottima riuscita e organizzazione della gara e del singolo combattimento.
L’Arbitro, però, ha una funzione assai più importante di tutto questo, ed è quella di salvaguardare l’incolumità e la salute degli atleti in gara. Egli deve saper “gestire” il combattimento senza influire su di esso ed allo stesso tempo essere super partes per garantire il giusto e regolare svolgimento della competizione.
Il ruolo dell’arbitro è, di certo, quello più difficile in una competizione per una lunga serie di motivi che vanno dalla difficile e completa preparazione tecnica alla perfetta conoscenza dei regolamenti, ed ancora alla capacità di essere sempre obbiettivi.